Non ero molto più di una baracca, dove gelava
l’olio in inverno e ronzavano i ventilatori in estate.
Porto con me dolci ricordi di quel tempo, che risalgono a tanti, tanti anni fa.
Il periodo della raccolta dell’uva me lo porto nel cuore, perché in quei giorni le
donne del posto riempivano le mie pareti da mattina a sera, con loro i fornelli
accessi riscaldavano l’ambiente per ore, il buon olio di questa terra sfrigolava
nelle padelle in cui le spezie sprigionavano i loro profumi. E poi i gesti, quei
gesti da vecchi toscani, come il modo dei contadini di tagliare il pane…
appoggiavano la pagnotta sul petto tenendola ferma con una mano e, con
l’altra, tagliavano grandi fette senza toccare il tavolo.
Sono gesti tanto affascinanti quanto inconsapevoli, che equivalgono ad un
intero racconto. Gesti che stanno scomparendo. I bambini, allegri e chiassosi,
giocavano instancabili mentre le mamme li redarguivano con quel fare brusco
e affettuoso che, schietto, viene dritto dal cuore. E poi le tavolate piene,
allegre, ricche di aneddoti e buon cibo, per poi tornare di nuovo al lavoro,
sotto l’ancor caldo sole settembrino con l’odore dell’uva matura che
permeava la campagna tra un filare e l’altro.
Sono ricchi, i miei ricordi, e dolci. Li tengo stretti a me, io e chi qui con me tra
queste mura e questi alberi è cresciuto, mentre osserviamo con serenità i
tempi che cambiano, questo luogo che cambia, forse nelle persone che lo
frequentano ma non nell’atmosfera che lo permea. Essa è fatta di rispetto per
la Natura, per la Bellezza e per il Buon Vivere.
E’, così, io sembro mutato nel mio aspetto, ma rimango lo stesso.
Sono il 
Casale dei Sapori.